Pubblichiamo una mail integrale ricevuta da Claudia Giovannini, ex commerciante di Parma, che ci racconta cosa pensa della città e come crede che il progetto Parma in vetrina possa migliorare la qualità degli spazi urbani del centro.
“Per 35 anni ho lavorato nel commercio, soprattutto nella moda proprio negli anni dove il fermento sociale era colorato, vario ed essere diversi gli uni dagli altri seguendo filoni di stile e di musica, era libera espressione e opportunità di confronto.
Erano i mitici anni ” 80/90 ed io travolta dalla passione per la moda, iniziai a lavorare per pagarmi l’università; ma poi il lavoro prese il sopravvento: ero sempre più coinvolta ed iniziavo ad avere le prime gratificazioni personali ed economiche. Per cui continuai questo percorso all’ interno di negozi molto innovativi e fashion ( GIRL, TONY FARGO, IL GRAFFIO).
In quegli anni Parma era uno splendore, complice il fatto che l’economia non era sofferente, anzi tutti potevano permettersi una vita dignitosa e l’atmosfera era veramente vivace: le vetrine dei negozi molto curate, le file fuori dai locali per gli aperitivi o per passare la serata ascoltando buona musica, i giovani avevano vari punti di ritrovo dove socializzare e vivere le loro emozioni.
I parmigiani amano come sappiamo la buona cucina e stare in compagnia, oggi purtroppo non è più esattamente cosi. La prima mazzata l’abbiamo avuta dal cambio della Lira in Euro, la seconda ce l’hanno servita le multinazionali e piano piano i piccoli imprenditori (artigiani o negozietti alternativi) hanno chiuso i battenti; ed io, nel 2011, sono stata fra questi.
Ho lasciato il posto a vetrine fatte in serie dalla casa madre, in grandi spazi, con molta merce e commessi che sembrano telecomandati nel sistemare scaffali e banchi di lavoro, l’importante è che tutto sia perfettamente uguale e questo appiattimento generale fa la fortuna delle grandi catene.
Spiccano i negozi delle grandi Maison , dove la cura dei dettagli nell’esposizione è sempre molto curata e merita di fermarsi a guardare, ma il contorno è sempre più triste e aumentano le serrande chiuse.
E’ un cambio epocale che vede protagonista il mondo virtuale, la digitalizzazione è d’obbligo e si evolve velocemente. Di conseguenza il nuovo modo di fare commercio è diventato l’ e-commerce, i negozi stanno diventando prevalentemente degli spazi espositivi ed intanto ci sono le varie piattaforme che forniscono direttamente a casa ogni ben di Dio, basta un click.
Escludendo questo periodo disastroso che ci vede blindati da un anno, è cambiato anche il modo di comunicare: ormai i social sostituiscono il contatto diretto, fanno sentire tutti importanti grazie ai “like” ed i giovani prendono accordi per ritrovarsi a fare risse.
In tutto questo la capacità di discernere viene meno, ma è il rovescio della medaglia al quale, senza quasi rendercene conto, ci stiamo abituando.
Io credo che Parma abbia delle potenzialità, a partire dal cibo (non a caso c’è l’EFSA). sono stati creati degli itinerari legati ai prodotti più tipici e conosciuti al mondo, le cosiddette “Vie dei Sapori” che si estendono nella provincia e danno modo anche di conoscere vecchi borghi e castelli sul territorio, contribuendo a valorizzare il turismo. Per non parlare del Teatro Regio e tanto altro, in più l’Università porta molti studenti a vivere qui e a condividere la quotidianità con la città che li ospita.
Credo quindi che il progetto Parma in vetrina possa spaziare e coinvolgere più realtà e creare un circuito di scambio e di valorizzazione per rendere Parma più caratteristica e affascinante.
Io ho conosciuto il vostro progetto tramite un amico che mi ha inviato il link, e sinceramente non ho esitato a contattarvi, perché ritengo che la bellezza in tutte le sue forme, faccia bene all’anima di ciascuno di noi.”
– Claudia Giovannini